La legge sul disagio lavorativo in Toscana: un percorso condiviso

Legge sul disagio lavorativo in Toscana

In cosa sarà simile e in cosa sarà diversa la legge sul disagio lavorativo in Toscana rispetto alle leggi di altre regioni e, in particolare, a quella della Campania ? E quale percorso dovrà seguire questa proposta di legge per essere approvata ?

Ecco le risposte di Tommaso Fattori, Consigliere regionale di Sinistra Italiana, nel suo intervento al convegno realizzato dalla nostra associazione nel marzo scorso in Palazzo Vecchio.

“Buongiorno a tutti e Grazie per l’invito.
Da tempo abbiamo avviato il percorso per la scrittura di una legge sul disagio lavorativo in Toscana, sulla scorta di ciò che è stato fatto in altre regioni. L’ultima norma di riferimento, in ordine di tempo, è quella della Campania che contiene una struttura simile, nella sostanza, a quella che stiamo per proporre nella nostra regione.

Gli Amici di Daniele, Medicina Democratica, tante persone che sono qui presenti oggi, hanno fatto parte di un tavolo di lavoro.

Si tratta di una proposta che vogliamo condividere con tutti, la maggioranza e tutte le opposizioni. Su temi come questi io sono convinto che sia possibile.

Lo abbiamo fatto proprio recentemente in Consiglio Regionale quando, qualche giorno fa, è passata la legge sul tema dell’agricoltura contadina e la filiera corta, che portava la mia prima firma, e che è stata approvata all’unanimità da tutte le opposizioni fino alla maggioranza.
Penso che su questo tema sarà possibile fare un lavoro di questo tipo. Non voglio spendere parole troppo ottimistiche. Non possiamo dare niente per scontato, naturalmente, ma siamo convinti che anche in questo caso ciò sia possibile.

Limiti e ostacoli

Il problema fondamentale in Italia è la mancanza di una legge nazionale e dobbiamo tutti premere per ottenerla.
E sono convinto che, come è stato detto giustamente, anche il moltiplicarsi delle leggi regionali aiuti nel percorso perché costruisce le condizioni di passaggio verso una legge nazionale che è assolutamente necessaria.

In questo momento abbiamo un doppio problema:

  • quello di un vuoto legislativo a livello nazionale, per un verso
  • la proliferazione di nuove norme sul lavoro che, di fatto, preparano un terreno favorevole alle tante forme di mobbing, dall’altro.

Quando nella bilancia tra lavoratore e datore di lavoro si indebolisce troppo la parte del lavoratore si apre la strada alle varie forme di mobbing.
Penso quindi che una legislazione di tipo progressivo debba oggi cercare di controbilanciare le normative che hanno reso possibile questo indebolimento del rapporto e che preparano il terreno anche a certe forme di mobbing.

Penso, per esempio, al tema del demansionamento : se si legalizzano certe forme di demansionamento si tolgono gli strumenti che, storicamente, hanno permesso di difendere anche in sede legale i diritti sul lavoro.

Condivido molte delle cose dette negli interventi che mi hanno preceduto.
E’ chiaro che è una questione di cultura e di pedagogia, di formazione culturale.

Temo di dover dire che è anche una questione di interessi, di interessi economici. Non è un caso che la legge sullo stalking sia passata mentre questa sia fortemente osteggiata.
Vedi i ricorsi fatti da Confindustria: è evidente che dietro ci sono interessi corposi.

Quindi, a questo punto, il percorso che dobbiamo cercare di fare è quello di una legislazione a livello regionale che provi a invertire, almeno in parte, la rotta su questi temi. 

Somiglianze della proposta toscana rispetto alla legge campana

In estrema sintesi, la proposta di legge sul disagio lavorativo in Toscana a cui stiamo lavorando riprende la struttura della legge campana per molti aspetti.

1. OSSERVATORIO sul fenomeno del disagio lavorativo

Innanzitutto l’istituzione di un osservatorio regionale sul mobbing e su disagio lavorativo che si occupi del monitoraggio del fenomeno, ossia della raccolta, elaborazione e analisi dei dati con la costruzione di una banca dati costantemente aggiornata per tenere il fenomeno sotto controllo.
Su come si va a comporre l’osservatorio occorre però fare un largo dibattito, affinché sia composto al meglio, con le figure e le competenze appropriate.
La Campania ha fatto una scelta, ma la composizione dell’osservatorio in Toscana è una materia di discussione.

2. CENTRI CLINICI di riferimento

Secondo punto fondamentale sono i Centri Clinici di riferimento regionale. Secondo noi dovrebbero essere almeno 2 i centri clinici per la psicopatologia da mobbing e disadattamento lavorativo in Toscana.

Ma la riforma sanitaria della nostra regione, aggregando 3 macroaree, consente di fare ancora meglio perché rende più logico pensare a 3 centri clinici di riferimento, uno per ogni macroarea, che si occupino di ricerca e prevenzione, dell’accertamento dei disturbi da disagio psichico sul lavoro, delle indicazioni sui percorsi terapeutici dei pazienti e inoltrino le segnalazioni agli uffici del lavoro.

E qui apro una parentesi sulla struttura preposta alla prevenzione e sicurezza sul lavoro in Toscana.
Su questo c’è un dibattito che vede, da un lato, il Consiglio regionale nel suo insieme, maggioranza e tutte le opposizioni unite, ma con una differenza rispetto a quello che la Giunta regionale, il governo della Regione Toscana, sta facendo sulla prevenzione e sicurezza sul lavoro.

La Toscana aveva un dipartimento prevenzione e sicurezza sul lavoro che funzionava abbastanza bene.
Noi pensavamo addirittura che andasse potenziato.
E’ invece stato aggregato ad altri dipartimenti, come quello della veterinaria e ad altri che c’entrano ben poco.
Di conseguenza, in occasione dell’ultima legge di stabilità regionale, ho presentato un ordine del giorno, che è stato approvato da tutti i gruppi, per chiedere alla Giunta Regionale di tornare sui suoi passi e di scorporare il dipartimento prevenzione e sicurezza sul lavoro in modo da ridargli dignità e funzione specifica.

E’ evidente che una legge sul disagio lavorativo in Toscana ha, a maggior ragione, bisogno di collegarsi ad un dipartimento prevenzione e sicurezza sul lavoro che sia competente e focalizzato su queste funzioni specifiche.

3. SPORTELLI TERRITORIALI

Infine, il terzo aspetto fondamentale riguarda l’istituzione e il sostegno degli sportelli territoriali per l’importanza che ha la prima fase di accoglimento e ascolto.
Questo perché è sul territorio che i problemi di disagio sul lavoro possono essere intercettati ed è negli sportelli territoriali che può iniziare il percorso per affrontare le patologie che ne derivano.

Peculiarità della proposta di legge sul disagio lavorativo in Toscana 

Allora, cosa pensiamo di aggiungere in Toscana rispetto alla legge della Regione Campania, sempre all’interno del quadro “prevenzione, informazione e formazione, ricerca e assistenza” ?

1. CORSI DI FORMAZIONE PER DIRIGENTI E QUADRI
Innanzitutto, la promozione di corsi di formazione sul fenomeno del mobbing, a partire dai dirigenti e dai quadri delle aziende private e degli enti pubblici.
Chi mi ha preceduto citava i famosi esempi dei paesi scandinavi dove anche alzare la voce nei confronti dei dipendenti può essere considerato mobbing. E’ evidente che è una questione di cultura.

Idealmente tutti dovrebbero fare un corso di formazione sul fenomeno del mobbing, sicuramente a partire dai dirigenti e dai quadri delle organizzazioni pubbliche e private. Ma occorrerà trovare una scala di priorità.

2. FONDO PER L’ASSISTENZA
In Toscana vorremmo aggiungere anche l’assistenza legale, medico legale e psicoterapeutica.

Per fare questo occorre istituire un piccolo fondo regionale. Non servono grandi cifre, basta veramente poco rispetto al bilancio regionale.
Però questo fondo può aiutare le azioni di supporto legale, medico legale, diagnostico e anche i percorsi per il reinserimento del lavoratore nel lavoro, dopo il mobbing subito.

3. INCENTIVI e SANZIONI PER LE AZIENDE
Inoltre si potrebbe provare ad introdurre degli incentivi per le aziende.

Sono d’accordo con questo tipo di filosofia, ma c’è un problema di tipo tecnico-legislativo, perché le norme sulla concorrenza, soprattutto le norme europee sugli aiuti di Stato, pongono una serie di paletti non facilmente superabili.

Per questo motivo è forse meglio introdurre delle sanzioni quando le aziende nelle quali si siano verificati casi di mobbing non abbiano poi messo in atto le azioni correttive a cui sono obbligate.
A quel punto la Regione può inibire le agevolazioni economiche e i contributi pubblici legati alla certificazione di qualità.

Come nel caso dei disincentivi alle delocalizzazioni produttive, l’unico modo per intervenire è negare o pretendere la restituzione dei contributi pubblici.
Quindi sarebbe opportuno introdurre una cosa analoga alle agevolazioni connesse alle certificazioni.

Per concludere, stiamo cercando di mettere insieme molti elementi della legge campana con gli adattamenti e le integrazioni che ho cercato di illustrarvi.
La speranza è che la discussione comune e l’ottimo lavoro già fatto e quello che ancora faremo tutti insieme, sia nella fase di preparazione più larga possibile sia successivamente in commissione e in aula, porti ad avere una buona legge anche nella regione Toscana.”

 

Testo a cura di Nunzia Pandoli

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