Pronto soccorso psicologico al tempo della pandemia

Dott. Antonello Calderaro

La pandemia costringe a cambiare le forme di aiuto: il pronto soccorso psicologico.

A gennaio 2020 abbiamo avviato il progetto “SALUTE, LAVORO E FAMIGLIA: AZIONI DI SOSTEGNO A PERSONE IN DISAGIO LAVORATIVO E ALLE LORO FAMIGLIE” finanziato, in parte, da Regione Toscana. Non avemmo potuto dare titolo più profetico e adeguato per quanto sarebbe accaduto solo 2 mesi dopo.

La nostra missione

La nostra missione è aiutare le persone a liberarsi dalla difficoltà psicologiche legate alle discriminazioni, alle vessazioni, allo stress e alle relazionali conflittuali nei luoghi di lavoro.

E’ un aiuto prolungato nel tempo, fino a quando la persona trova sollievo e una via d’uscita al proprio disagio.

Cosa è cambiato con la pandemia ?

Durante la pandemia ci siamo trovati di fronte a nuove esigenze e abbiamo constatato maggiori difficoltà delle persone nel proprio vivere quotidiano, a prescindere dal lavoro (o non lavoro) svolto.

Dopo una prima fase in cui i provvedimenti restrittivi della mobilità e le regole per tutelare la salute hanno ridotto l’attività, è arrivata una seconda fase in cui i colloqui online sono diventati prassi abituale e hanno superato di gran lunga i colloqui in presenza.

Di fatto, i colloqui online sono diventati un vero e proprio “pronto soccorso psicologico”.

Di conseguenza, gran parte delle risorse che il progetto destinava al convegno sono state impiegate per svolgere un numero molto maggiore di colloqui di assistenza psicologica online.

Ma non è cambiato solo il nostro modo di portare aiuto.

Nuove forme di disagio

E’ cambiata la natura stessa del disagio: sono aumentate le forme di ansia da vuoto esistenziale e a causa della paura di perdere definitivamente il lavoro, si è aggravato il malessere a causa di più intensi conflitti in famiglia.

La pandemia ha fatto emergere nuove forme di frustrazione, depressione, stress, solitudine che hanno spesso aggravato tensioni e conflitti relazionali già esistenti sul lavoro e creato nuove tensioni nelle relazioni famigliari.

Le richieste di aiuto online si sono infatti moltiplicate proprio in corrispondenza di relazioni più difficili  in famiglia, insieme ad una percezione del tempo avvertito come “vuoto”, al senso di inutilità o di colpa, al sentirsi inadeguati perché non in grado di adattarsi facilmente alle nuove modalità di lavoro, ai nuovi orari e ritmi di vita.
E questo soprattutto nei casi in cui, con lo smart working, è diventato labile il confine tra tempi e spazi dedicati al lavoro, tempi della famiglia e gli spazi della casa, creando confusione mentale e malessere psicofisico.

Lavoro da casa: poco intelligente e molto stressante

Occorre sottolineare che lo smart working in Italia è, in prevalenza, solo lavoro da remoto perché si svolge, in genere, con gli stessi orari del lavoro in azienda e molto raramente con orari flessibili in funzione degli obiettivi, come dovrebbe essere il “lavoro intelligente”.

Per tanti anni le aziende italiane non hanno investito nel benessere dei propri dipendenti.
Così anche lo smart working, che poteva essere l’occasione giusta per innovare tempi e modi di organizzare il lavoro (lasciando al dipendente la possibilità di gestire in autonomia gli orari) è, tranne pochi casi, un’opportunità di miglioramento persa.

In queste condizioni, in molti si è fatta strada la consapevolezza della precarietà della propria salute mentale, la paura di continuare ad esistere avendo perso qualcosa o qualcuno, la paura di continuare a vivere in condizioni, lavorative e famigliari, diverse da prima, con difficoltà emotive e relazionali più gravi ed estese di prima.

Il progetto è finito ma il pronto soccorso psicologico è sempre aperto

Per questo, anche se il progetto “SALUTE, LAVORO E FAMIGLIA” ha già esaurito il piccolo sostegno finanziario della Regione Toscana, il pronto soccorso psicologico, online e in presenza, continuerà per merito degli psicologi del Centro Lavoro Sereno che continueranno a mettere a disposizione la propria professionalità come volontari.

A loro va un sentito grazie da parte di Alba Giovannetti, Presidente dell’Associazione Gli Amici di Daniele, di tutti i soci e operatori coinvolti.
Un grazie particolare al dott. Antonello Calderaro e al dott. Massimo Alagna che, insieme agli altri colleghi, hanno elaborato il progetto e ora continuano la loro opera per aiutare chi si trova nella necessità di riprogettare la propria vita lavorativa.

 Il dott. Massimo Alagna, psicologo.

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