Il Gruppo di Sostegno nel Disagio Lavorativo

Il gruppo di sostegno
La potenza del lavoro di gruppo nell’affrontare il disagio lavorativo. Il gruppo e le relazioni come luogo di trasformazione di sé stessi per un maggiore benessere nel proprio ambiente lavorativo.  Il 3 ottobre partirà il nuovo gruppo di sostegno.

L’esperienza che è possibile fare all’interno di un gruppo di sostegno psicologico offre ai partecipanti una maniera differente di entrare in contatto con sé stessi e aiuta a scoprire nuovi aspetti del proprio modo di essere nella relazione con l’altro e con sé stessi. 

A partire da questa nuova consapevolezza è possibile poi fare scelte su come muoversi nella propria vita e, nel nostro caso, anche scelte più specifiche mirate al mondo del lavoro.

Rappresenta una modalità di lavoro diversa e complementare al lavoro individuale.

Nello spazio offerto nel gruppo di sostegno le persone hanno la possibilità di aprirsi e raccontare le loro storie a chi vive o ha vissuto la stessa esperienza.

In questo modo escono dall’isolamento, andando oltre la vergogna e la frustrazione che possono essere comuni vissuti di questa condizione.

Nel gruppo di sostegno non solo si raccontano e si condividono le proprie esperienze ma si vivono nuove esperienze.

Il gruppo di sostegno si caratterizza per le relazioni che vengono a crearsi tra i vari membri che lo compongono. E’ proprio l’insieme di queste che attivano meccanismi di trasformazione.
Il gruppo può essere un’opportunità di scoperta, meraviglia e cambiamento.

All’interno del gruppo i partecipanti mettono a disposizione, insieme alle loro personali esperienze, anche le emozioni che esse suscitano.

L’esperienza del singolo avrà un effetto anche per gli altri membri suscitando reazioni e risonanze che, messe in gioco all’interno del gruppo, offrono spunti di riflessione, di consapevolezza di sé, e possibilità di pensare modalità di agire diverse, da riportare poi nel proprio quotidiano.

Una modalità di lavoro che si utilizza all’interno del gruppo di sostegno è la drammatizzazione.

Vengono cioè messi in scena episodi di vita vissuta dai partecipanti.
La persona, “giocando”, concretizza sulla scena le sue rappresentazioni mentali e si regala la possibilità di:

  • sbloccare situazioni interiori bloccate e ripetitive
  • risolvere problemi e situazioni di crisi
  • ricercare e scoprire, attraverso il contributo degli altri partecipanti, alternative rispettose di sé e dell’altro.

Con questo metodo la persona può, grazie allo sviluppo di un dialogo attivo, imboccare la via di un cambiamento che conduce all’autonomia e alla spontaneità creativa.

Questa creatività consente di superare situazioni di stallo, quasi automatizzate, frustranti, e rende possibile un’alternativa che sarà poi possibile riportare nel proprio quotidiano.

Elemento importante è il mettersi in gioco, il prendere un ruolo attivo.

Prendersi la responsabilità (intesa qui capacità di risposta) di mettersi sulla strada di una ricerca personalissima di miglioramento della propria qualità di vita (nel caso specifico della qualità del lavoro), per le scoperte che si possono fare, per il ventaglio di possibilità di cambiamento che si schiudono alla persona che vive una situazione di disagio, di malessere.

Questo atteggiamento di responsabilità e ricerca di consapevolezza su quello che ci accade nella relazione con l’ambiente è quello che viene stimolato nei partecipanti, a partire dalle modalità di comunicazione e relazione con gli altri fino ai lavori più strettamente personali che tutti hanno la possibilità di fare.

Il gruppo infatti rappresenta una sorta di spazio di mondo in piccolo, per la rete di relazioni che vengono a stabilirsi tra i partecipanti, e che inevitabilmente hanno degli effetti sui singoli.

L’entrare in contatto con l’effetto che ci fa la relazione con l’altro, il prenderne consapevolezza ed elaborare un pensiero a riguardo, e decidere poi cosa fare e come muoversi in relazione a questo, facendo quindi una scelta responsabile, rappresenta una modalità di muoversi nella vita più in contatto con sé stessi che, sicuramente, dà più gusto, in cui si diventa soggetti maggiormente attivi e che diventa più efficace rispetto ad un lasciarsi vivere dagli eventi.

Alcuni feedback dei partecipanti allo scorso gruppo:

  • i racconti degli altri aprono a diversità di prospettive
  • il gruppo è luogo accogliente, in cui ti senti ascoltato, in cui non ci si sente soli
  • all’interno del gruppo puoi sperimentare nuovi modi di stare in relazione che puoi trasportare in altre situazioni all’esterno
  • ho imparato a comportarmi in modo diverso, non sono così impotente e valorizzo quello che sto facendo
  • si fa l’esperienza piacevole di dare qualcosa agli altri e si ricevono doni importanti.


Partirà ad ottobre il nuovo gruppo di sostegno

Il 3 ottobre 2018 partirà il nuovo Gruppo di sostegno psicologico.
I dettagli del programma saranno illustrati nel prossimo articolo e nella nostra pagina Facebook:  https://www.facebook.com/amicididaniele/

Autore di questo articolo:  Dott. Lorenzo Lucidi, psicologo del Centro Lavoro Sereno

Leggi anche l’intervento del dott. Lucidi al Convegno “La dignità nel lavoro è fuori moda. Che fare?”:
https://www.gliamicididaniele.it/2018/03/20/piu-forza-al-centro-lavoro-sereno/

https://www.gliamicididaniele.it/2018/03/24/pieghe-dell-anima/

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