Le leggi regionali per prevenire e arginare il disagio lavorativo: l’esempio della Campania

Il ruolo delle leggi regionali nel prevenire e arginare il disagio lavorativo è stato il tema dell’ultima parte della relazione del Dott. Giovanni Nolfe (Responsabile del Centro di Riferimento della Regione Campania per le psicopatologie da mobbing e il disadattamento Lavorativo) al nostro convegno del 17 marzo scorso.

Ringraziamo vivamente il Dott. Nolfe per i preziosi suggerimenti in vista della stesura della nuova proposta di legge per la Regione Toscana. 

Genesi della legge regionale della Campania

Si parlava delle leggi regionali. In Campania è stato il frutto di un lunghissimo parto.
E’ stata pubblicata qualche mese fa, nell’ottobre 2017.
La regione Campania, che è una regione ancora sotto tutela di rientro finanziario, quindi è una regione con collo, braccia e caviglie legate dal deficit economico, ha tuttavia prodotto questa legge che è stata ovviamente un passaggio molto importante per noi.
In Campania è stato possibile farlo grazie anche all’azione trainante di un consigliere regionale, Antonio Marciano, che ha preso molto a cuore la questione.
Del resto sono importanti le persone: le cose fluiscono anche perché ci sono dietro le persone. Se non ci sono persone, le cose non camminano.

Il principale scopo di una legge regionale: abbassare i costi del disagio lavorativo

Perché può essere importante una legge regionale? Prima si diceva dei costi economici. 

Questi sono dati della Comunità Europea, relativamente recenti: ecco i costi in termini di PIL (Prodotto Interno Lordo) del disagio e dello stress lavorativo in alcuni paesi. Il dato della Spagna (0,1%) riporta i costi legati solo al mobbing, una parte molto piccola. 

Come vedete, si va dall’1,2 a quasi il 3 % del PIL. In un periodo in cui noi ci tagliamo la gola per lo 0,2 in più o lo 0,3 in meno di PIL, se pensiamo quanto la cattiva organizzazione del lavoro ci costi in termini di economia collettiva questi valori ci permettono un ragionamento più approfondito.

La politica dovrebbe essere molto più attenta al fatto che la modalità con cui organizziamo i luoghi di lavoro ha una così rilevante ricaduta etica e sulla salute  delle persone (e già questo basterebbe) ed economica: effetti tali da giustificare ampiamente la necessità di migliorare l’organizzazione del lavoro e la performance economica della società.
Naturalmente qui valutiamo l’economia sociale nel suo complesso.
Facciamo l’esempio di un’azienda (per esempio della grande distribuzione) che utilizza in maniera opaca il contratto a termine: paga 4 ore di lavoro al dipendente, un po’ le paga la regione (qualche volta un po’ paga lo stato e un po’ l’azienda), le altre 4 ore le fa fare a nero e dopo sei mesi cambia lavoratore usufruendo di altre forme di incentivo o di contratto flessibile.
L’economia di questo imprenditore andrà anche a gonfie vele, ma l’economia sociale va a pessime vele, si affloscia e arretra.

Le funzioni di una legge regionale

La legge regionale non risolve tutta la questione. E’ un pezzetto, è un mattone importante all’interno di una parete. Sarebbe necessaria anche una legge nazionale che metta al centro il lavoro e l’etica del lavoro come elemento di una cultura sociale.
Ma non è così semplice che un fenomeno, una questione di questo tipo, arrivi all’attenzione della politica.

Nella legge regionale della regione Campania c’è la possibilità di diffondere sul territorio sportelli che siano adeguatamente formati. 
(In verità, in questo campo c’è anche un po’ di pullulare di interessi: consulenti, CTU, CTP, ecc. ma questo è secondario).
Lo scopo è costituire sportelli che abbiano un minimo di formazione, non di irregimentazione, ma di formazione all’ascolto (non è una cosa banale decodificare la domanda, non è una cosa così semplice), con adeguati parametri di riferimento.
L’idea di poter diffondere gli sportelli in un territorio è, inoltre, un’importante risposta a quel bisogno di non solitudine di cui parlavamo prima.
All’interno della legge della Campania è prevista, inoltre, l’istituzione di un Osservatorio Regionale, per poter avere una percezione ragionevole di quello che succede nel territorio. Anche la possibilità di coordinare, attraverso l’Osservatorio, le attività di prevenzione e di formazione, è importante.

Centri clinici

Così come è importante il consolidamento dei centri clinici.
Per esempio il mio centro clinico è una piccola struttura nel Sistema Sanitario Nazionale.
Poter far entrare i Centri Clinici all’interno di ogni legge regionale permette di dare loro  una solidità maggiore all’interno del SSN.
Vi dicevo dell’importanza delle persone: se io, per una qualsiasi ragione, non potessi più occuparmi del centro, il centro cosa farà?  Come andrà avanti ?
E’ importante che i centri siano strutturati, che certe conoscenze possano essere trasmesse e che certe metodologie di lavoro possano essere condivise.
Questo avviene soltanto con la stabilizzazione, con la formalizzazione della struttura.

Sistemi premianti per le aziende virtuose

Le Leggi regionali possono prevedere sistemi premianti per le aziende virtuose.
Quello che manca nella norma regionale della Campania, è la possibilità di poter immaginare dei sistemi premianti.
Le leggi regionali non possono condannare. Voi conoscete la legge del Lazio, del 2005, che venne ablata dalla Cassazione perché introduceva la definizione del mobbing. La definizione di un reato o di un comportamento che può essere equiparato a un reato è compito dello Stato centrale, non è compito delle Regioni.

Però le leggi regionali potrebbero stabilire, ad esempio, un sistema premiante. Aziende che operano per il benessere lavorativo possono avere dei vantaggi e dei sostegni.

Altra cosa è ipotizzare di fare sempre e solo cause legali. Noi non dobbiamo tanto pensare ad arrivare a fare cause. Quanti milioni di cause dovremmo fare, quanti milioni di anni aspetteremmo? E quanti scatoloni-scrivania vedremo?
Più importante sono la prevenzione e la possibilità di mediazione del conflitto. Questo ancora non c’è.

Costo del disagio lavorativo e PIL

Un altro dato interessante sul costo  del disagio lavorativo in termini di aspettativa di vita e di PIL.

E’ tratto da Social Science & Medicine, una rivista molto importante.
Ci dice che il 13% della varianza dell’aspettativa di vita e del PIL è direttamente correlata alla salute sul lavoro; cioè noi possiamo vivere un 13% in più o in meno, il nostro PIL, quindi l’economia sociale, può essere il 13% in più o in meno, in base a come sono organizzati i luoghi di lavoro.

 

Quando noi spendiamo 1 euro in programmi di prevenzione del disturbo psichiatrico correlato al lavoro, abbiamo un ritorno compreso  da 0,81 a 13,62 Euro in più. Gli studi europei dimostrano che è un investimento che produce ricchezza per la società. 

 

Milosz parla di Antigone che, rispetto a Ismene, la sorella più prona al potere, combatte contro il potere. E forse è questo, dentro di noi, ciò che dobbiamo cominciare a fare.

Milosz è stato premio Nobel per la letteratura e nelle motivazioni c’era proprio la sua “azione chiara e senza compromessi rispetto ai conflitti che ci sono nel mondo”.

 

Ecco forse noi non prenderemo il Nobel ma se, nel nostro piccolo, riusciremo a portare avanti questo lavoro rispetto ai conflitti, daremo un significato non solo alla vita delle persone ma anche alla nostra.

Vi ringrazio per l’attenzione.

 

 

 

Testo a cura di Nunzia Pandoli

 

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